
Nel mondo digitale, una semplice recensione o un commento può causare gravi danni alla reputazione di professionisti, aziende o cittadini.
Chi pubblica contenuti offensivi, recensioni false o attacchi personali è spesso definito “hater”. Ma pochi sanno che esistono strumenti legali efficaci per tutelarsi, identificare l’autore e ottenere un risarcimento, anche se si nasconde dietro un profilo anonimo.
Ecco una guida pratica, professionale e completa per chi vuole capire come reagire e ottenere giustizia.
1. Cos’è il danno all’immagine e quando si può chiedere un risarcimento
Il danno all’immagine è un danno non patrimoniale che si verifica quando vengono lesi la reputazione, la dignità o il decoro di una persona.
Esempi:
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Recensioni false su Google o Trustpilot;
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Offese su Facebook, Instagram o TikTok;
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Commenti diffamatori nei gruppi pubblici;
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Attacchi personali tramite blog o forum.
📌 È risarcibile se si dimostrano:
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l’esistenza e il contenuto offensivo (es. post, screenshot, video);
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la sua diffusione pubblica (numero di visualizzazioni, condivisioni);
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un danno concreto (economico, morale, d’immagine).
2. Come conservare e certificare le prove
I contenuti online possono sparire da un momento all’altro. Per questo è fondamentale bloccare subito la prova in modo che sia utilizzabile in giudizio.
🔒 Strumenti consigliati:
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Screenshot con data, ora e link ben visibili;
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Servizi di certificazione digitale che salvano il contenuto, lo firmano digitalmente e rilasciano un documento con valore legale ;
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Relazione tecnica di un consulente informatico forense, per casi complessi.
3. Come si identifica l’autore del commento, anche se anonimo
Molti haters usano profili falsi o account anonimi. Ma non sono irrintracciabili. È possibile identificarli tramite le autorità giudiziarie, seguendo questo percorso:
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Presentare querela per diffamazione aggravata entro 3 mesi dalla pubblicazione;
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Richiedere tramite la Procura il sequestro del profilo;
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Ottenere, con decreto del giudice, i dati dell’utente (email, IP, numero di accessi) da parte della piattaforma (Facebook, Google, TikTok, ecc.);
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Risalire all’identità reale tramite l’operatore telefonico associato all’IP.
📌 Una volta identificato l’autore, si può agire:
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in sede penale, per ottenere condanna o messa alla prova;
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in sede civile, per ottenere il risarcimento del danno.
4. Le vie per ottenere il risarcimento
4.a. In sede penale
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Presentazione di querela;
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Richiesta di condanna o messa alla prova (con risarcimento);
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Possibilità di remissione di querela in cambio del pagamento dei danni.
4.b. In sede civile
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Invio di una diffida legale con richiesta risarcimento;
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Promozione di un’azione ordinaria di risarcimento danni;
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Procedimento d’urgenza ex art. 700 c.p.c. per ottenere la rimozione immediata del contenuto;
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Richiesta di inibitoria per bloccare nuove pubblicazioni offensive.
4.c. Anche i danni morali: quando e come chiederli
Chi subisce attacchi online può chiedere anche il risarcimento del danno morale, cioè la sofferenza interiore provocata da un’offesa ingiusta (es. ansia, umiliazione, paura).
📌 Il danno morale è riconosciuto dall’art. 2059 c.c. e copre:
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l’impatto psicologico (umiliazione, vergogna);
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il peggioramento della vita sociale e relazionale;
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le ripercussioni emotive sul lavoro o sulla vita privata.
📎 Prove possibili:
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testimonianze;
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documentazione medica;
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dichiarazione scritta della persona offesa;
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gravità del contenuto e della sua diffusione.
📈 Esempi di risarcimento:
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1.000 – 3.000 € per offese isolate;
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5.000 – 10.000 € per attacchi pubblici o gravi;
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oltre 10.000 € se il danno si somma a perdite economiche o professionali.
5. Quanto si può ottenere come risarcimento
Il risarcimento varia caso per caso. Voci tipiche:
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Danno patrimoniale: perdita di clienti, incassi, disdette;
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Danno all’immagine: perdita di stima, reputazione professionale;
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Danno morale: umiliazione, sofferenza, ansia.
📌 Alcuni esempi:
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Offesa in una recensione Google → 1.000 – 5.000 €;
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Diffamazione su Facebook con centinaia di interazioni → 5.000 – 15.000 €;
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Campagna diffamatoria sistematica → oltre 20.000 €, anche cumulabili.
6. Prevenzione e tutela continua
Per evitare danni futuri:
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Monitora costantemente la presenza online (recensioni, post, tag);
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Reagisci in modo tempestivo: entro 3 mesi per presentare querela;
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Salva e certifica le prove subito, anche se non sei ancora sicuro di agire.
S L Grazioso assiste privati, professionisti e aziende in tutte le fasi:
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Raccolta e certificazione delle prove digitali;
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Lettere di diffida e richiesta rimozione dei contenuti;
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Azioni giudiziarie per ottenere il risarcimento del danno;
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Tutela della reputazione e dell’immagine professionale.
Conclusione
Difendersi dagli haters è possibile.
La legge tutela la dignità, la reputazione e l’identità personale anche online.
Con il supporto di un professionista, è possibile ottenere la rimozione dei contenuti offensivi, l’identificazione dei responsabili e un equo risarcimento dei danni subiti.
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