Diffamazione online e danni all’immagine: guida completa al risarcimento contro haters e contenuti offensivi

Pubblicato il 14 giugno 2025 alle ore 15:38

Nel mondo digitale, una semplice recensione o un commento può causare gravi danni alla reputazione di professionisti, aziende o cittadini.
Chi pubblica contenuti offensivi, recensioni false o attacchi personali è spesso definito “hater”. Ma pochi sanno che esistono strumenti legali efficaci per tutelarsi, identificare l’autore e ottenere un risarcimento, anche se si nasconde dietro un profilo anonimo.

Ecco una guida pratica, professionale e completa per chi vuole capire come reagire e ottenere giustizia.


1. Cos’è il danno all’immagine e quando si può chiedere un risarcimento

Il danno all’immagine è un danno non patrimoniale che si verifica quando vengono lesi la reputazione, la dignità o il decoro di una persona.

Esempi:

  • Recensioni false su Google o Trustpilot;

  • Offese su Facebook, Instagram o TikTok;

  • Commenti diffamatori nei gruppi pubblici;

  • Attacchi personali tramite blog o forum.

📌 È risarcibile se si dimostrano:

  • l’esistenza e il contenuto offensivo (es. post, screenshot, video);

  • la sua diffusione pubblica (numero di visualizzazioni, condivisioni);

  • un danno concreto (economico, morale, d’immagine).


2. Come conservare e certificare le prove

I contenuti online possono sparire da un momento all’altro. Per questo è fondamentale bloccare subito la prova in modo che sia utilizzabile in giudizio.

🔒 Strumenti consigliati:

  • Screenshot con data, ora e link ben visibili;

  • Servizi di certificazione digitale che salvano il contenuto, lo firmano digitalmente e rilasciano un documento con valore legale ;

  • Relazione tecnica di un consulente informatico forense, per casi complessi.


3. Come si identifica l’autore del commento, anche se anonimo

Molti haters usano profili falsi o account anonimi. Ma non sono irrintracciabili. È possibile identificarli tramite le autorità giudiziarie, seguendo questo percorso:

  1. Presentare querela per diffamazione aggravata entro 3 mesi dalla pubblicazione;

  2. Richiedere tramite la Procura il sequestro del profilo;

  3. Ottenere, con decreto del giudice, i dati dell’utente (email, IP, numero di accessi) da parte della piattaforma (Facebook, Google, TikTok, ecc.);

  4. Risalire all’identità reale tramite l’operatore telefonico associato all’IP.

📌 Una volta identificato l’autore, si può agire:

  • in sede penale, per ottenere condanna o messa alla prova;

  • in sede civile, per ottenere il risarcimento del danno.


4. Le vie per ottenere il risarcimento

4.a. In sede penale

  • Presentazione di querela;

  • Richiesta di condanna o messa alla prova (con risarcimento);

  • Possibilità di remissione di querela in cambio del pagamento dei danni.

4.b. In sede civile

  • Invio di una diffida legale con richiesta risarcimento;

  • Promozione di un’azione ordinaria di risarcimento danni;

  • Procedimento d’urgenza ex art. 700 c.p.c. per ottenere la rimozione immediata del contenuto;

  • Richiesta di inibitoria per bloccare nuove pubblicazioni offensive.

4.c. Anche i danni morali: quando e come chiederli

Chi subisce attacchi online può chiedere anche il risarcimento del danno morale, cioè la sofferenza interiore provocata da un’offesa ingiusta (es. ansia, umiliazione, paura).

📌 Il danno morale è riconosciuto dall’art. 2059 c.c. e copre:

  • l’impatto psicologico (umiliazione, vergogna);

  • il peggioramento della vita sociale e relazionale;

  • le ripercussioni emotive sul lavoro o sulla vita privata.

📎 Prove possibili:

  • testimonianze;

  • documentazione medica;

  • dichiarazione scritta della persona offesa;

  • gravità del contenuto e della sua diffusione.

📈 Esempi di risarcimento:

  • 1.000 – 3.000 € per offese isolate;

  • 5.000 – 10.000 € per attacchi pubblici o gravi;

  • oltre 10.000 € se il danno si somma a perdite economiche o professionali.


5. Quanto si può ottenere come risarcimento

Il risarcimento varia caso per caso. Voci tipiche:

  • Danno patrimoniale: perdita di clienti, incassi, disdette;

  • Danno all’immagine: perdita di stima, reputazione professionale;

  • Danno morale: umiliazione, sofferenza, ansia.

📌 Alcuni esempi:

  • Offesa in una recensione Google → 1.000 – 5.000 €;

  • Diffamazione su Facebook con centinaia di interazioni → 5.000 – 15.000 €;

  • Campagna diffamatoria sistematica → oltre 20.000 €, anche cumulabili.


6. Prevenzione e tutela continua

Per evitare danni futuri:

  • Monitora costantemente la presenza online (recensioni, post, tag);

  • Reagisci in modo tempestivo: entro 3 mesi per presentare querela;

  • Salva e certifica le prove subito, anche se non sei ancora sicuro di agire.

S L Grazioso assiste privati, professionisti e aziende in tutte le fasi:

  • Raccolta e certificazione delle prove digitali;

  • Lettere di diffida e richiesta rimozione dei contenuti;

  • Azioni giudiziarie per ottenere il risarcimento del danno;

  • Tutela della reputazione e dell’immagine professionale.


Conclusione

Difendersi dagli haters è possibile.
La legge tutela la dignità, la reputazione e l’identità personale anche online.
Con il supporto di un professionista, è possibile ottenere la rimozione dei contenuti offensivi, l’identificazione dei responsabili e un equo risarcimento dei danni subiti.

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